Saonara è un ridente comune della campagna padovana, a sud-est di Padova. Terra del vivaismo fin dal 1700 (c'è anche la rosa rossa di Saonara), è vicinissimo alla celebrata riviera del Brenta: Stra, con la fenomenale Villa Pisani, è a meno di 3 km in linea d'aria.
In questo angolo che potrebbe essere un paradiso terrestre, in mezzo ad alberi secolari e campagna ancora vergine, la megalomania dei politici già negli anni '80 colpì duro: il comune di Saonara è infatti letteralmente tagliato in due dall'idrovia Padova-Venezia, come dice un bellissimo articolo di Chiara Semenzato, un’utopia nata negli anni ’60 per sollevare la regione dalla strozzatura del traffico, da cui è assediata ogni giorno. L'intento era quello di costruire una via d'acqua sulla quale fare passare delle chiatte, che possono trasportare fino a 20 TIR da container fra il porto di Venezia e la zona industriale di Padova: ma alla fine il canale non è mai stato utilizzato, e il traffico continua a perseguitare gli abitanti delle province di Padova e Venezia.
Intanto l'utopia in 40 anni ha già ingurgitato 300 miliardi di lire (150 milioni di Euro). Nota, senza risolvere di una virgola il problema del traffico per i padovani.
L'idrovia è un'opera immensa, un canale che parte appunto da Venezia per arrivare alla zona industriale di Padova, taglia il Brenta, con tanto di chiuse e controchiuse faraoniche, chiuse che ora sono solamente un cumulo di cemento e di ferraglie fatiscenti. Al tempo, nel 1980-'90, legò il suo nome a quello di Gianni de Michelis, il mitico ministro discotecaro di craxiana memoria.
In questo angolo che potrebbe essere un paradiso terrestre, in mezzo ad alberi secolari e campagna ancora vergine, la megalomania dei politici già negli anni '80 colpì duro: il comune di Saonara è infatti letteralmente tagliato in due dall'idrovia Padova-Venezia, come dice un bellissimo articolo di Chiara Semenzato, un’utopia nata negli anni ’60 per sollevare la regione dalla strozzatura del traffico, da cui è assediata ogni giorno. L'intento era quello di costruire una via d'acqua sulla quale fare passare delle chiatte, che possono trasportare fino a 20 TIR da container fra il porto di Venezia e la zona industriale di Padova: ma alla fine il canale non è mai stato utilizzato, e il traffico continua a perseguitare gli abitanti delle province di Padova e Venezia.
Intanto l'utopia in 40 anni ha già ingurgitato 300 miliardi di lire (150 milioni di Euro). Nota, senza risolvere di una virgola il problema del traffico per i padovani.
L'idrovia è un'opera immensa, un canale che parte appunto da Venezia per arrivare alla zona industriale di Padova, taglia il Brenta, con tanto di chiuse e controchiuse faraoniche, chiuse che ora sono solamente un cumulo di cemento e di ferraglie fatiscenti. Al tempo, nel 1980-'90, legò il suo nome a quello di Gianni de Michelis, il mitico ministro discotecaro di craxiana memoria.
Nel tempo, la natura si è riappropriata di questo angolo di campagna, e l'idrovia è diventata rifugio di una insolita quanto fantasiosa fauna: persici, carpe, lucci, e uccelli come aironi e cavalieri d'Italia che si nutrono dei pesci.
Allegre comitive di pensionati e di pescatori agonistici si riuniscono il fine settimana sulle sponde che l'utopia aveva aperto fra Padova e Venezia.
Tuttavia, se la natura piano piano faceva il suo lavoro, anche l'utopia sessantottina non dormiva, e intanto si nutriva di se stessa, al punto da diventare un moloch da 750 milioni di Euro: lo chiamano GRAP, Grande Raccordo Anulare di Padova. Forse solamente si agGRAPperà alle vostre (nostre,mie...) tasche, e in un momento di crisi non è poco.
Questa opera, figlia e nipote delle utopie degli anni '60, taglierebbe a metà il comune di Saonara, passerebbe davanti a Villa Pisani, con un bel casello davanti alla Malcontenta a Mira. Come ridurre la riviera del Brenta alla NJ turnpike.
Il mentore della nuova opera, nata dalle ceneri di quella degli anni '80, si chiama Renato Chisso: attuale assessore ai lavori pubblici della Regione Veneto, egli sostiene (sulla base di un richiamo esplicito alla politica del presidente Roosevelt) che le grandi opere, come il GRAP, sono una risposta alla crisi economica in atto. Insomma, farebbero "girare l'economia", se si vuole usare un gergo comune di questi tempi.
Allegre comitive di pensionati e di pescatori agonistici si riuniscono il fine settimana sulle sponde che l'utopia aveva aperto fra Padova e Venezia.
Tuttavia, se la natura piano piano faceva il suo lavoro, anche l'utopia sessantottina non dormiva, e intanto si nutriva di se stessa, al punto da diventare un moloch da 750 milioni di Euro: lo chiamano GRAP, Grande Raccordo Anulare di Padova. Forse solamente si agGRAPperà alle vostre (nostre,mie...) tasche, e in un momento di crisi non è poco.
Questa opera, figlia e nipote delle utopie degli anni '60, taglierebbe a metà il comune di Saonara, passerebbe davanti a Villa Pisani, con un bel casello davanti alla Malcontenta a Mira. Come ridurre la riviera del Brenta alla NJ turnpike.
Il mentore della nuova opera, nata dalle ceneri di quella degli anni '80, si chiama Renato Chisso: attuale assessore ai lavori pubblici della Regione Veneto, egli sostiene (sulla base di un richiamo esplicito alla politica del presidente Roosevelt) che le grandi opere, come il GRAP, sono una risposta alla crisi economica in atto. Insomma, farebbero "girare l'economia", se si vuole usare un gergo comune di questi tempi.
Tuttavia negli anni '60, gli anni del "boom economico", collegare Padova e Venezia con una linea di trasporto pesante aveva un senso, e infatti a Padova c'era una industria pesante di una certa consistenza (acciaio, bulloni, cemento...) . C'era insomma una nazione da ricostruire dopo la guerra.
Oggi questo tipo di industria a Padova non esiste più o è fortemente ridotta, e il prezzo del petrolio si situa ormai stabilmente sopra gli 80 dollari al barile (quotazione del 27 settembre, prendo come riferimento il West Texas Intermediate, http://www.eia.gov/dnav/pet/pet_pri_spt_s1_d.htm). Invece, fino all'ottobre 2007 il greggio non ha mai nella storia raggiunto quota 80, ed è difficile pensare che si possa rispondere alla crisi attuale con soluzioni che richiamano l'economia degli anni '80, una economia ormai scomparsa e legata a tempi in cui il petrolio costava 20 dollari al barile, 4 volte meno di adesso!
In altri Paesi, come gli USA, si privilegiano invece investimenti sull'innovazione tecnologica nel campo delle rinnovabili/nucleare (fissione e/o fusione) che rispondano ai cambiamenti in atto nel consumo finale di energia. Il presidente Obama ha difeso strenuamente, pur in tempo di crisi, l' Advanced Research Projects Agency–Energy (ARPA-E), il cui costo di 300 milioni di dollari sarebbe la meta' di una camionabile Padova-Venezia!
Si vuole continuare con le utopie degli anni '60 (legate a un concetto di "boom economico" che oggi non c'è più), oppure vogliamo dirigere la prua verso il terzo millennio?
progetto-preliminare-tracciato-a-saonara.pdf |
2010_pt_obama_budget_2011.pdf |