Le reazioni alla sentenza sono, come era da aspettarselo, roventi.
La Societa' Italiana di Fisica, in un comunicato del 23 ottobre, dice che
La Societa' Italiana di Fisica, in un comunicato del 23 ottobre, dice che
Nessuno scienziato, abituato a operare con il metodo scientifico, a differenza dei ciarlatani e degli istrioni, potrà mai esprimere conclusioni che non siano supportate da dati scientifici rigorosi. La condanna inflitta a L’Aquila è quindi anche una condanna del metodo scientifico. La gran parte degli scienziati italiani, nell'ambito delle loro Istituzioni scientifiche, continueranno nel loro impegno quotidiano di servizio alla società, ma certamente in maniera meno serena, col timore di condanne per non aver detto quello che non possono dire.
Le reazioni piu' violente sono pero' dalla stampa scientifica anglosassone: i Paesi di lingua inglese, abituati a una chiara delineazione fra i ruoli dello scienziato, del comunicatore scientifico, del divulgatore, e del politico, faticano a capire un verdetto in cui questi quattro ruoli sono stati confusi in modo cosi' plateale e grossolano, da un giudice unico, che tra l'altro non ha neppure ancora depositato le motivazioni di una sentenza cosi' dura. In un editoriale del 25 ottobre, Nature scrive:
Il disprezzo del sistema italiano per i suoi scienziati si e' chiaramente manifestato nella sentenza di condanna a L'Aquila. "Non sono un folle, so che i terremoti non possono essere previsti", cosi' si esprimeva il PM Picuti in un'intervista a Nature l'anno scorso. [...] Lunedi' mattina, sette imputati sono stati condannati a 6 anni di reclusione. Il verdetto e' ingiusto e la sentenza grossolana. Gia' alcuni scienziati si sono pronunciati sull'effetto devastante che una sentenza del genere puo' avere sulla partecipazione dei ricercatori ad attivita' di risk assessment pubblico. [...]
Tutti gli sforzi della comunita' scientifica dovranno ora essere indirizzati verso una vigorosa protesta, sia contro la severita' della condanna, sia contro il fatto che degli scienziati siano stati condannati per il modo in cui i loro risultati scientifici sono stati comunicati al pubblico.
La scienza gode di poca protezione in Italia, e il processo si e' svolto in totale assenza di un dibattito pubblico, cosa che sarebbe impensabile in molti Paesi europei, o in USA. Il giudice Billi dovra' subito spiegare le sue motivazioni, e il mondo scientifico dovra' subito contestarle.
Ovviamente, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia si e' stretto intorno ad Enzo Boschi e Giulio Selvaggi. E' possibile consultare il sito http://processoaquila.wordpress.com/ che contiene tutti i documenti relativi al processo, compresa la relazione della Commissione Grandi Rischi che secondo il giudice Billi contiene le informazioni "incomplete e contraddittorie".
Secondo Thomas Jordan, della University of Southern California in Los Angeles, responsabile del Centro terremoti per il Sud della California, intervistato da Science:
Secondo Thomas Jordan, della University of Southern California in Los Angeles, responsabile del Centro terremoti per il Sud della California, intervistato da Science:
Sappiamo che il sistema di valutazione del rischio sismico in Italia, prima del terremoto de L'Aquila, era viziato, ma il verdetto di condanna stendera' un drappo funebre su qualsiasi tentativo di migliorarlo. Gli scienziati semplicemente terranno la bocca chiusa.
Cio' sicuramente non aiutera' a migliorare il sistema di comunicazione del rischio fra scienziati e vasto pubblico