In questo vecchio numero, c'è una storia che sembra fatta apposta per Natale, a metà fra mito, favola e scienza. Riguarda la narrazione della visita dei Re Magi, come si trova nel Vangelo di Matteo:
Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:
"[2,2]Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo".
[2,7] Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella
[2,8] e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".
[2,9] Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
La tradizione medievale ha associato alla stella una cometa, anche se già nei primi secoli del cristianesimo questa associazione era sata suggerita (per es., dallo scrittore cristiano Origene). A Padova, nella splendida Cappella degli Scrovegni, Giotto nel ’300 si adegua alla tradizione, e dipinge sopra la capanna della Natività la cometa, con grande realismo (come probabilmente aveva visto lui stesso nei cieli del 1301, rischiarati dalla cometa di Halley). Tuttavia, il grande Keplero, nel 1603 osservò la congiunzione di Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci: fu lui a |
Un aiuto a questa interpretazione viene direttamente dal Vangelo citato di Matteo: i personaggi che arrivano a Gerusalemme vengono descritti come "μάγοι", "magi", e provengono dall’Oriente ("ἀπὸ ἀνατολῶν"). Sono sicuramente possessori di una conoscenza astronomica profonda per l'epoca, che permette loro di prevedere eventi celesti futuri, e di trarne auspici per le vicende terrene. Le interpretazioni moderne più numerose propendono per degli astronomi-sacerdoti di Babilonia, dove l’evento di congiunzione Giove-Saturno del 7 a.C. e' registrato su tavolette cuneiformi come evento di rilievo.
(92) terrificum sidus [...] ut in nostro vero aevo circa veneficium, quo Claudius Caesar imperio reliquit Domitio Neroni, ac deinde principatu eius adsiduum prope ac saevum.
In pratica, Plinio connette l'avvelenamento di Claudio e la crudelta' di Nerone alla presenza di una cometa, che fu avvistata quasi ininterrottamente durante il principato di quest'ultimo.
Con una certa ironia, Plinio sottolinea poi nello stesso capitolo:
(93) Cometes in uno totius orbis colitur in templo Romae, admodum Faustus Divo Augusto iudicatus ab ipso, qui incipiente eo apparuit ludis, quos faciebat Veneri Genetrici non multo post obitum patris Caesaris in collegio ab eo instituto.
E le testimonianze su fatti infausti legati all'apparizione di comete non si limitano a Plinio, ma proseguono nella tarda latinità e nell'alto Medioevo: Procopio di Cesarea, nella Guerra Gotica, parla di una cometa che precedette una invasione di Unni oltre il Danubio, nell’anno 539 d.C.; Paolo Diacono, il famoso storico dei Longobardi, cita una cometa che precedette una pestilenza, negli anni 676-677:
[V,31] Qualche tempo dopo, in agosto, apparve a oriente una stella cometa dai raggi eccezionalmente luminosi, che dopo avere fatto un giro su se stessa scomparve. Sempre da oriente, sopraggiunse poi una grave pestilenza che desolò il popolo romano. In quei giorni il papa Donno lastricò di stupendi marmi bianchi lo spazio davanti alla basilica di San Pietro, noto come «Paradiso».
Don Ravasi sottolinea poi giustamente che l’associazione del Messia con una stella (o una congiunzione stellare) risale alle origini dell’ebraismo, tanto da allarmare Erode e la sua corte. La celebre profezia del mago Balaam, nel libro dei Numeri, dice:
[24,17] Io lo vedo, ma non ora,
io lo contemplo, ma non da vicino:
Una stella spunta da Giacobbe
e uno scettro sorge da Israele
La versione aramaica della Bibbia, detta Targum, non ha esitazioni a tradurre
Il Messia spunta da Giacobbe
e un re sorge da Israele
rendendo assai esplicita la corrispondenza Messia = stella.
Studi di questo secolo hanno invece mostrato che Gesù con ogni probabilità nacque dall'8 al 4 a.C. Lo suggeriscono i Vangeli: Erode il vecchio muore nel 4 a.C. (lo storico Giuseppe Flavio cita un'eclisse di luna avvenuta alla morte di Erode, che si situa appunto nel 4 a.C.), mentre il "censimento" di cui parla il vangelo di Luca, fu effettuato da Augusto nell' 8 a.C.
[2,1] In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.
La stella di Natale, se fu un evento reale, si situa quindi fra l'8 e il 4 a.C., compatibile con l'ipotesi di Keplero.
Seguendo la falsariga dell'ipotesi misticheggiante di Keplero, l'astronomo praghese ci dice che fu una congiunzione doppia: a maggio i due pianeti si potevano vedere la mattina. Secondo Keplero, ecco perché i Magi appena arrivati da Erode a Gerusalemme dissero, abbiamo visto sorgere la sua stella. Invece, per la seconda congiunzione, quella del 4 dicembre del 7 a.C., i pianeti erano visibili la sera, verso sud: un ipotetico viaggiatore, che si fosse messo in marcia da Gerusalemme verso Betlemme (che sta a sud di Gerusalemme), sarebbe stato accompagnato dai pianeti, che lentamente tramontavano a sud-ovest, per poi "fermarsi" sopra la capanna.
Forse sono tutte fantasie, ma immaginare di essere uno dei Magi a cavallo del suo somarello (o del cammello), che guarda Giove e Saturno insieme, accende il bambino che e' dentro di noi...