gianfuffo |
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Ripropongo quest'anno una riflessione che avevo fatto nel 2014 sui re Magi e la stella di Natale. Una lettura sotto l'albero! Con la promessa di andare a vedere (finalmente dopo 22 anni che risiedo a Padova...) l'originale della cometa di Giotto nella Cappella degli Scrovegni!
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Stasera la Luna ha 1 giorno (1.7 giorni per la precisione): è il 1° Kislèv, mese lunare di novembre nel calendario ebraico (il mese in cui, il 25, cade Hanukkah, la festa delle Luci, che corrisponde in qualche modo al nostro Natale). Per i fan di Tolkien, è il Dì di Durin: ne lo Hobbit, Elrond, re degli Elfi di Granburrone, chiede che cosa sia questo Giorno di Durin, e Thorin Scudodiquercia, un po' indispettito, risponde: "Il primo giorno dell'Anno Nuovo dei nani", disse Thorin, "è, come tutti dovrebbero sapere, il primo giorno dell'ultima luna d'autunno alle soglie dell'inverno. Lo chiamano anche 'Giorno di Durin' ed è quando l'ultima luna d'autunno e il sole stanno insieme nel cielo. Ma questo non ci aiuterà molto, temo, perché oggi è al di là delle nostre capacità prevedere quando ci sarà di nuovo un momento simile. Noi moderni con la nostra potente tecnologia sappiamo invece che ...È precisamente oggi! Infatti la prossima luna nuova sarà il 15 dicembre, e quindi la prossima lunazione sarà quasi completamente inclusa nell'inverno.
Non so da quale fonte Tolkien abbia dedotto il calendario dei Nani, che evidentemente è un calendario lunare: certo che porre l'inizio del calendario con il 1° novembre lunare, è in qualche modo reminiscente della festa di Samhain, il capodanno celtico che coincideva appunto con il 1° novembre lunare. Oggi il Samhain è diventato la più commerciale festa di Halloween, celebrata nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre (nel più prosaico calendario solare...) ma è suggestivo pensare che questa antica festa celtica abbia influenzato il grande romanziere nel creare il suo mondo fittizio della Terra di Mezzo. Intanto noi ci godiamo la piccola falce di luna che sorge sopra i tetti di Padova... Questo pomeriggio, complice l'allontanamento di una forte perturbazione e la comparsa di un sole splendido che ha fatto capolino fra le nubi, è apparso un arcobaleno di nitidezza eccezionale sui cieli di Padova: completo di arco principale, arco secondario (separati dalla banda oscura di Alessandro), e pure alcuni arcobaleni da interferenza all'interno dell'arco principale, quest'ultimi molto rari da osservare.
E' un segnale fausto in prossimità del solstizio! Infatti, l'arcobaleno è apparso intorno al mezzogiorno solamente perché il sole oggi è al minimo della sua altezza sull'orizzonte: infatti. l'arcobaleno si forma solamente se il sole è più basso di 42° sull'orizzonte.
libro dei morti, come osserva Mario Martinis nel suo libro sulle tradizioni popolari friulane, Il grande lunario del Friuli, il dio Thot dalla testa di ibis assiste il defunto, come un avvocato difensore, in una fase cruciale del suo viaggio nell'oltretomba, cioe' la pesatura dell'anima (psicostasia): se l'anima del defunto, simboleggiata dal cuore, e' piu' leggera della piuma di Maat, la dea della giustizia, allora il defunto verra' giudicato giusto, e ammesso al cospetto del dio Osiride nel regno dei morti. La bilancia di San Michele, che e' ancora oggi (assieme alla spada) il simbolo della giustizia nei tribunali, rimanda a questo ruolo fondamentale, richiamato da uno dei versetti dell'antica liturgia latina della messa da morto ("Requiem"): Sed signifer sanctus Michael repraesentet eas in lucem sanctam cioe', "il Santo Michele portatore di vessillo (la spada fiammeggiante) le difenda (=le anime dei morti) presso la luce eterna", dove il "difendere" e' inteso proprio come l'attivita' dell'avvocato difensore. Bene, ora che cosa c'entra tutto questo con la data della festa di San Michele? Nell'equinozio di autunno il sole attraversa la linea dell'equatore celeste, e si immerge nell'emisfero meridionale, che per noi abitanti dell'emisfero boreale significa l'inizio della stagione del buio: ecco allora l'arcangelo Michele che, come con le anime dei defunti, "accompagna" il Sole nel suo viaggio nell'oltretomba con la sua spada luminosa, verso la luce dell'anno nuovo. Il secondo simbolo con cui viene rappresentato il Santo, la bilancia, oltre a essere il simbolo della giustizia, e' per singolare coincidenza anche il segno zodiacale in cui il Sole attraversa l'equatore celeste nel cosiddetto "punto Omega" o punto Ω: si tratta appunto del segno della Bilancia. Oggi a causa della precessione degli equinozi, il punto Ω si trova nella costellazione della Vergine, ma per tradizione il segno zodiacale rimane quello della Bilancia. Lo stesso significato del passaggio dalla stagione della luce a quella del buio ha la tradizione austriaca del "Lichtbratl" (letteralmente, l'arrosto della luce): in molti paesi dell'Austria e del sud della Germania, a San Michele i capimastro usavano offrire un arrosto di maiale ai propri dipendenti per indicare che una gran parte dei lavori manuali da adesso in poi si sarebbe dovuta eseguire a lume di candela. La stessa cosa nel detto friulano: Sant Michêl al impìe el ferâl e Sant Josèf lu distude, cioe' San Michele (29/9) accende la lampada e San Giuseppe (19/3) la spegne, chiara indicazione della durata dei "mesi del buio".
Il 12 marzo del 1610 Galileo Galilei pubblica a Venezia il Sidereus Nuncius, un piccolo libretto in cui descrive le scoperte recentemente fatte con il suo telescopio a Padova: la superficie irregolare e montagnosa della Luna, alcuni ammassi stellari (il Presepe e la Nebulosa di Orione) e, soprattutto, i quattro satelliti di Giove che aveva scoperto, sempre a Padova, il 7 gennaio dello stesso anno, il 1610, e che chiama astri medicei (in onore dei Medici, signori di Firenze) gia' nella prima pagina del trattato, qui a fianco riprodotta. Di questi ultimi annota minuziosamente posizione reciproca in funzione del tempo, in quanto Giove e i suoi satelliti, come un sistema solare in miniatura, ai suoi occhi confermano la teoria eliocentrica di Copernico. A parte l'ovvia importanza storica, il Sidereus Nuncius e' il primo esempio di articolo scientifico moderno: contiene infatti una introduzione, un paragrafo sui metodi (la descrizione del cannocchiale e del perche' permette di vedere gli oggetti celesti ingranditi, piu' anche una discussione sugli errori e sui limiti dello strumento), un paragrafo sui risultati, e una breve sezione conclusiva di sommario e discussione. Come cittadino di Padova, non posso che essere orgoglioso del fatto che il primo articolo scientifico al mondo sia datato come: cioe': Scritto in Padova, 12 marzo 1610 Vi ripropongo qui un post gia' apparso sul sito l'anno scorso: si tratta del bellissimo passo di Plinio in cui l'antico autore descrive l'ammorbidirsi del cielo invernale, approssimativamente nella data dell'8 febbraio. Secondo Plinio, l'8 febbraio inizia la primavera. Non e' un riferimento alla primavera astronomica (21 marzo), ma a un cambio di regimi di venti che avviene nel Mediterraneo. Dice infatti nel Libro Secondo della Naturalis Historia, §122: Ver ergo aperit navigantibus maria,
gazione in inverno (venti che ora chiamiamo bora) e iniziava il vento dell'ovest, quello che chiamiamo Ponente. Anche nella mitologia greca, Zefiro e' il vento dolce con cui comincia la primavera.
La determinazione della longitudine eclittica e' invece un po' grossolana, in quanto l'8 febbraio il Sole occupa circa 320°, quindi il 20° del segno dell'Acquario (attualmente la costellazione del Capricorno, per effetto della precessione degli equinozi). La differenza di 5° e' forse ascrivibile al fatto che la data dell'equinozio di primavera per i Romani era il 25 marzo, ma allora il segno della differenza e' sbagliato (in tal caso dovrebbe essere 15°). La mia personale ipotesi e' che si tratti di un errore di un copista (XXV invece di XV). De aequinoctiis, quod octavo Calendarum Aprilium, et octavo Calendarum Octobrium, et de solstitiis, quod octavo Calendarum Juliarum, et octavo Calendarum Januariarum die sint notanda, multorum late el sapientium saeculi, et Christianorum sententia claret. Questo brano e' tratto dall'incipit del capitolo 30 del De Temporum Ratione del Venerabile Beda: in esso il monaco, studioso e "scienziato" medievale chiarisce che l'autorita' dei filosofi laici, e cristiani, dell'antichita' stabilisce che solstizi ed equinozi si debbano osservare 8 giorni prima delle calende di aprile, ottobre, luglio e gennaio. Cioe', 25 marzo, 24 giugno, 24 settembre e 25 dicembre. Sono le date tradizionali di equinozi e solstizi nel calendario di Giulio Cesare, poi parzialmente ricalcolati ai tempi del Concilio di Nicea, che stabili' che l'equinozio di primavera fosse osservato il 21 marzo (come facciamo noi ora nel calendario gregoriano).
Queste antiche date sopravvivono ancora in alcune feste religiose: l'Annunciazione il 25 marzo, San Giovanni Battista il 24 giugno, e, non da ultimo, il Natale il 25 dicembre. Quindi, secondo gli antichi Romani, l'equinozio d'autunno era oggi. Come dice la Pimpa, arriva l'autunno: lui, Claudio! Un attimo: a scuola ci hanno insegnato che l'autunno arriva il 23 settembre. Pero' il nostro Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historia, dice (Libro II, cap.124) (124) Post eos [=aquilones] rursus austri frequentes usque ad sidus Arcturi, quod exoritur XI diebus ante aequinoctium autumni. Come abbiamo gia' avuto modo di vedere, a Plinio (che non era digiuno di tradizioni marinaresche) interessa fissare l'inizio delle stagioni con il regime di venti nel Mediterraneo, piu' che con l'esatta posizione del Sole nel cielo.
In questo passo, Plinio dice che, dopo i 40 giorni di aquiloni estivi, di nuovo soffiano i venti meridionali (austro), fino al sorgere eliaco di Arturo, la brillante stella principale della costellazione di Boote, che avviene 11 giorni prima dell'equinozio d'autunno. Con Arturo inizia il coro, cioe' il vento di Nord-Ovest, che noi chiamiamo Maestrale. Con il coro inizia l'autunno. Tenendo conto che la data dell'equinozio, stabilita da Giulio Cesare, era il 24 settembre (vedi per es., Beda cap.30 del De Temporum Ratione), e tenendo conto della numerazione inclusiva dei Romani, la data stabilita da Plinio risulta essere il 14 settembre, cioe' oggi. La correttezza dell'affermazione di Plinio e' quasi chirurgica: con una simulazione del cielo (fatta con Stellarium) per il 14 settembre del 50 d.C. si ottiene che al tempo di Plinio effettivamente Arturo sorgeva insieme al sole. Attualmente, per la precessione degli equinozi, la levata eliaca di Arturo avviene quasi un mese dopo, intorno al 13-14 ottobre. Venerdi' 27 luglio, alla sera, il cielo ci ha regalato uno spettacolo stupendo, visibile proprio dal balcone di casa: una eclisse di luna in piena estate, con la Luna vicinissima a Marte (come nella foto che ho scattato con la mia reflex).
Da notare che, siccome la Luna all'eclisse si trova esattamente sull'eclittica, si può stimare di quanto Marte si discosti da una traiettoria ideale sul piano dell'eclittica, fatto che è alla base della rivoluzione di Keplero, come abbiamo già avuto modo di vedere. Il 21 marzo il Sole entra nel segno dell'Ariete, e da' inizio alla primavera astronomica (equinozio di primavera): molti calendari antichi cominciano a marzo, e tuttora il calendario persiano ha il suo capodanno il 21 marzo. Nella teologia medievale, il 21 marzo era anche la data della creazione del mondo, come ci ricorda Dante nel primo canto dell'Inferno: e 'l sol montava 'n sù con quelle stelle Effettivamente, secondo la teologia medievale (vedi per esempio Beda, De Temporum Ratione, cap.6), il mondo fu creato il 21 marzo, di domenica (giorno della Resurrezione, e quindi della nuova creazione), mentre il 22 marzo doveva essere luna nuova, in quanto la luna era stata appena creata, e quindi "nuova".E' talmente vero che, quando Dionigi il Piccolo, all'inizio del VI secolo, si trovo' a dovere elaborare le tavole di Pasqua per gli anni 520-535, scopri' che, nel calendario giuliano allora vigente, le date di Pasqua si riproponevano in modo periodico ogni 532 anni (vedi Beda, DTR cap.47**). Dionigi volle pero' fare qualcosa di piu', e cambiare pure il modo di numerare gli anni. Allora era vigente l'Annus Mundi (AM), variamente basato sulla tradizione ebraica, mediata al cristianesimo tramite i commenti di san Girolamo e sant'Eusebio di Cesarea. Dionigi voleva proporre un modo di conteggio piu' "moderno" e "cristiano", e volle che il suo anno zero (anzi, -1, perche' lo zero non era ancora arrivato in Occidente...) fosse effettivamente un anno in cui il 21 marzo fosse una domenica, e il 22 una luna nuova. Guardando gli anni della sua epoca, vide effettivamente che (quello che sarebbe diventato) il 532 soddisfaceva queste condizioni: andando a ritroso, con la periodicita' di 532 anni, vide che l'anno con le stesse caratteristiche (21 marzo domenica e il 22 luna nuova) piu' vicino alla nascita di Cristo era proprio l'anno 1 a.C. Sbagliano quindi coloro che dicono che Dionigi avesse "sbagliato a calcolare" la data di nascita di Gesu': il suo intento non era quello di calcolare la nascita di Gesu', o almeno, non solo quello: il suo anno -1 (anno zero) doveva essere l'anno della "nuova creazione", con il 21 marzo domenica e il 22 luna nuova. L'intento di Dionigi era quindi teologico, e non storico. **In realta' Beda, nel cap.47, dice testualmente: Quia ergo secundo anno circuli quem primum Dionysius scripsit, quingentesimus tricesimus tertius ab Incarnatione Domini completus est annus, ipse est nimirum juxta concursus siderum ille in quo incarnari dignatus est, quia hic secundus annus decennovenalis octavus decimus est cycli lunaris, XI habens epactas, V concurrentes septimanae dies, lunam paschae decimam quartam VIII Calendas Apriles. che significa, "siccome il 533° anno dall'Incarnazione del Signore e' il secondo anno del ciclo [delle date della Pasqua, n.d.T.] che Dionigi per primo scrisse, lo stesso, per quanto concerne le rivoluzioni delle stelle, e' senza dubbio quello in cui Egli si degno' di incarnarsi, poiche' questo secondo anno del ciclo di 19 anni e' il 18° del ciclo lunare, con epatta 11, concorrente 5 e la quattordicesima luna pasquale il giorno 8° prima delle calende di Aprile [25 marzo]".
Beda in questo capitolo sottolinea quindi che il secondo anno del ciclo di Dionigi il Piccolo, che sarebbe quello per l'anno 533 d.C., si ripete la stessa configurazione lunare dell'anno 1 d.C., con la luna piena (14 di Nisan) il 25 marzo. Siccome il capitolo 47 e' tutto dedicato alla simbologia teologica della Luna pasquale, a Beda preme fare vedere che nel secondo anno di Dionigi la Luna piena pasquale coincide con il 25 marzo (tradizionale data dell'equinozio secondo i Romani) e con la nascita di Gesu' Cristo. In questo modo, a Beda forse sfugge che l'anno zero fissato da Dionigi, corrispondente quindi al 532 d.C., e quello della vera Incarnazione (cioe' il concepimento di Gesu'), l'epatta era zero, e il concorrente 4: tradotto dal gergo computistico, che il 21 marzo (equinozio e data della creazione del mondo) era una domenica, e il 22 era una luna nuova. |
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