Io ho dato un'interpretazione, quando mi e' stato chiesto qualche giorno fa, dei fatti che ormai da quindici giorni si parla, cioe' delle violenze di Colonia, non tanto immaginando una volonta' coordinata sul piano di violenza fatta contro una civilta', ma di liberazione di istinti che rivelano il pensiero profondo del mussulmano credente rispetto alla donna.
Certo, teppisti, certo, probabilmente organizzati, ma facendo qualcosa che per loro e' naturale, non qualcosa che hanno fatto per fare la violenza che fa un occidentale - abbiamo visto qualche giorno fa, la violenza contro quella povera ragazza che e' stata uccisa a Firenze, ed e' certo che in alcuni casi l'elemento della pura violenza e' trasgressione, e scatena una dimensione che non e' quella che e' il rapporto normale fra le persone. Nel caso di quello che e' avvenuto a Colonia c'e' invece una spontaneita' dell'atto.
L'ho pensato qualche giorno fa, e ho trovato su "Repubblica" un articolo dello scrittore algerino Kamel Daoud sui fatti di Capodanno, e mi pare molto illuminante: poi vedremo delle immagini in cui i rapporti fra le due religioni si rivelano di conflitto inevitabile. Dice, "i colpevoli sono immigrati arrivati da tempo, o rifugiati recenti? Appartengono a organizzazioni criminali, o sono dei semplici teppisti? Nessuna delle due cose: in Occidente, il rifugiato o l'immigrato potra' salvare il suo corpo, ma non patteggiera' altrettanto facilmente con la propria cultura, e di cio' ce ne dimentichiamo con sdegno. In alcuni casi, il rapporto con la donna" (fondamentale per la modernita' e per l'Occidente, l'Occidente e la visione cristiana si misurano sul fatto che la donna e' rispettata, che la figura della Madonna e' talmente alta, e' la Madre di Dio [Θεοτόκος], che e' la madre di un uomo prima ancora che di Dio, e la rispetta in quanto madre, non hai con lei nessun atteggiamento di superiorita') ..." il rapporto con la donna rimarra' incomprensibile a lungo e ne negoziera' i termini per paura, compromesso, o desiderio di conservare la propria cultura"
"Dunque il rifugiato e' un selvaggio? No, e' semplicemente diverso". Ecco, sulla diversita' io da tempo combatto nel senso che e' un bene salvaguardare la diversita', io sono per la disintegrazione, non per l'integrazione: essa [=l'integrazione] e' una finzione, in realta' non ci si puo' integrare quando si e' lontani, in realta' bisogna capire fino a che punto si puo' dialogare, non integrare.
"Allora [continua Daoud] e' semplicemente diverso, e munirlo di pezzi di carta e offrirgli un giaciglio collettivo non puo' bastare a scaricarci la coscienza. L'altro proviene da quel vasto universo di dolori e atrocita' che e' la miseria sessuale nel mondo arabo-musulmano. Accoglierlo non basta guarirlo. Il rapporto con la donna rappresenta il nodo gordiano del mondo di Allah. La donna e' negata, uccisa, velata, rinchiusa e posseduta. E' l'incarnazione di un desiderio necessario, per quanto ritenuta colpevole di un crimine orribile, la vita. Il corpo della donna e' il luogo pubblico della cultura, appartiene a tutti, ma non a lei". Ecco la differenza con l'Occidente, ma lo dice un algerino. "La donna e' la posta in gioco, senza volerlo, sacralita', senza rispetto per la propria persona, onore per tutti, senza del proprio, desiderio di tutti, senza un desiderio proprio, il suo corpo e' il luogo dove tutti si incontrano, escludendola."
"E' questa la liberta' che l'immigrato, il rifugiato, desidera, ma non accetta. Nel mondo di Allah il sesso rappresenta la miseria piu' grande, al punto da dare vita a un porno-islamismo a cui i predicatori ricorrono per reclutare i propri fedeli, evocando un paradiso che piu' che una ricompensa per i credenti assomiglia a un bordello, tra le vergini riservate ai kamikaze, caccia a corpi nei luoghi pubblici, eccetera"
Vedete come viene coperta la donna, perche' non si veda quello che essa esprime di volonta' e deisderio di liberta', donne che vengono precluse al nostro sguardo.
Ecco, in questo c'e' la violenza fondamentale, nel negare alla donna la liberta' del proprio corpo. Il corpo della donna non e' libero, e quindi a Colonia non e' avvenuto qualcosa di strano, ma qualcosa che appartiene a una cultura che non e' conducibile alla nostra.